Monday, March 26, 2007
Harlem Gospel
C’e’ una cosa che accomuna le guide di New York uscite negli ultimi dieci anni: tutte ti spiegano che Harlem non e’ piu’ quella pericolosissima terra di nessuno che era in passato, che anzi e’ una delle zone piu’ “cool” da visitare.
Harlem, vale a dire la zona Nord di Manhattan, e’ per chi non lo sapesse il cuore della comunita’ afro-americana di New York. Una zona che ha sempre goduto di pessima fama ma che, forse anche per questo, ha saputo mantenere intatta la sua identita’ etnica e il suo patrimonio culturale: percorrendo Avenue Malcolm X o Martin Luther King Street ci si sente un po’ come mosche bianche (nel vero senso della parola) in uno sciame di mosche nere. Qui, affacciate lungo la via, riconoscibilissime per le insegne luminose degne di un supermercato, una moltitudine di chiese delle sette piu’ disparate apre le porte ai religiosissimi abitanti del luogo, che hanno nella messa domenicale l’appuntamento piu’ atteso della settimana. E probabilmente non esiste posto migliore per assistere, gratuitamente, ad uno degli spettacoli musicali e religiosi piu’ autentici ed emozionanti al mondo: la Messa Gospel.
Probabilmente la maggior parte delle persone identifica il gospel con “quella cosa che fa Woopy Goldberg in Sister Act”. In realta’ il “Gospel” (che letteralmente vuol dire “Vangelo”) indica un particolare stile che emerse nelle chiese afro-americane a partire dagli anni Trenta. Derivato dalla tradizione degli inni metodisti e dai canti degli schiavi d’America, il Gospel affonda le sue radici nelle forme più spontanee di devozione religiosa delle varie Chiese dei Santi, che incoraggiavano i fedeli a "dare testimonianza" della loro fede parlando, cantando, suonando e addirittura danzando.
La Messa Gospel e’ una sorta di musical che si fonde con una funzione religiosa. Un grande coro (grande anche nel senso della stazza delle persone che lo formano) pare quasi dialogare con il reverendo che celebra la messa, in una sorta di circolo virtuoso che riesce a coinvolgere in modo quasi ipnotico il fedele come il turista occasionale. Tra grandi performance di soliste che non sfigurerebbero in un’opera lirica, continue manifestazioni di approvazione del pubblico e un esperto e ispirato celebrante che sa quali corde toccare come incendiare la platea, ci si aspetta che da un momento all’altro compaia John Belushi, alias Jack Blues, che finalmente “ha visto la luce”.
Si capisce quanto la comunita’ religiosa sia importante per gli abitanti di Harlem. Il reverendo invita a preghiere per la guarigione di un membro della comunita’, o chiede applausi per una fedele che ha ottenuto una borsa di studio. Addirittura snocciola, durante la funzione, il numero di targa di un paio di macchine da spostare. Da grande oratore, fa battute (e la gente ride di gusto) alternate ai punti forti della sua predica. E che predica! Tre quarti d’ora filati di discorso, al termine dei quali lui e’ sudato come un maratoneta mentre il pubblico applaude come fosse a un concerto rock. Ma e’ il coro il grande protagonista della domenica. Un coro nero capace con i suoi virtuosismi vocali di compiere un quasi-miracolo: far apparire corte come dieci minuti le due ore e mezza di Messa.
 
posted by staff at 1:31 AM | Permalink |


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