Tuesday, April 3, 2007
Il peggior jazz della tua vita
Chi passa a New York, ha il portafogli pieno, ama Woody Allen e non ha niente da fare il lunedi’ sera puo’ permettersi un lusso che in nessun altro posto del mondo puo’ replicare: stare seduto a pochi metri da Woody Allen per sentirlo suonare il clarinetto insieme alla New Orleans Jazz Band.
La passione di Woody Allen per il jazz (in particolar modo per quello di New Orleans) traspare fin troppo chiaramente dalle colonne sonore di quasi tutti i suoi film. Woody suona il clarinetto sin dall’adolescenza e addirittura il suo nome d’arte proviene da quello del famoso clarinettista Woody Herman (il suo vero nome e’ in realta’ Allen Stewart Konigsberg). Il documentario “Wild Man Blues” testimonia una tournee’ europea del regista come frontman di una band jazz.
Bisogna essere ferventi ammiratori del regista per prendersi la briga di prenotare (con alcune settimane di anticipo) un tavolino al Carlyle Cafe’, nel tradizionalmente borghesissimo Upper East, a un centinaio di euro per persona piu’ il costo della cena, obbligatoria. Bisogna nutrire uno sviscerato amore per la filmografia del comico ebreo per resistere ai tavolini di pochi centimetri quadrati, alla clientela altezzosa del Carlyle, ai prezzi eccessivi del menu’ e alla cucina non proprio proporzionata ad essi. Ma quando Woody entra in scena, con il classico maglioncino da nonno e quell’espressione di comica tristezza o triste comicita’ che dir si voglia, capisci che ne e’ valsa la pena: e’ proprio lui, il Dittatore di “Bananas”, lo spermatozoo di “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso”, lo scrittore frustrato di... almeno una ventina di suoi film. Ed e’ seduto a cinque metri, accompagnato da una mezza dozzina di musicisti di ottima qualita’ che rendono l’atmosfera ancora piu’ magica e frizzantina.
Poi pero’ Woody, con calma olimpica, si siede, sceglie con cura l’ancia del clarinetto e, purtroppo, si mette a suonare.
Diciamolo, Woody Allen e’ un grande regista ma la musica ha conosciuto interpreti migliori. Le note, incerte, escono con fatica dal clarinetto, gli assoli sono privi di ispirazione, i virtuosismi... ben poco virtuosi. Ci si chiede come la natura, che cosi’ generosamente ha dato a quell’uomo sul versante cinematografico, sia stata cosi’ ingenerosa su quello musicale.
In sala tutti gli occhi, tutti gli orecchi, tutti i cuori sono comunque per lui, per l’unica persona al mondo che riesce a riempire una sala da concerto solo facendo film. Ogni assolo termina con un generoso applauso “ad honorem”, ogni pausa viene evidenziata da un silenzio a dir poco innaturale: tutte le orecchie sono tese ad ascoltare una sua parola, un suo commento, che comunque non arriva mai. Quando non suona Woody se ne sta in silenzio, occhi bassi al suolo, evitando lo sguardo della gente: pare quasi ne abbia paura.
Finisce il concerto, Woody canticchia l’ultima canzone (sono le sue uniche parole della serata) e schizza dall’uscita di sicurezza come una rock star.
Finisce il concerto e ti rendi conto di aver pagato uno sproposito per ascoltare forse il peggior jazz che sentirai nella tua vita. Ma per qualche motivo sei felice: lui, il grande Woody, e’ stato per due ore li’ con te. Ha respirato la stessa aria, ascoltato la stessa musica, visto la stessa gente. Forse, in un’altra occasione, ha anche usato la tua forchetta. Ne e’ valsa la pena.
E per fortuna, nessuno degli altri tuoi idoli suona il jazz.
 
posted by staff at 1:34 AM | Permalink |


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