Sunday, May 20, 2007
Un altro parmigiano a New York
Forse solo chi ha la grande fortuna di poter vedere dall’interno come funzionano le grandi universita’ americane si puo’ rendere conto di quante teste, dai piu’ svariati paesi del mondo, contribuiscono a mandare avanti la ricerca scientifica americana. Chi fa ricerca sa che per mezzi, risorse economiche e tecnologia non esistono realta’ che possano fare a gara con gli Stati Uniti. E la “fuga di cervelli” (in inglese “Brain Drain”) verso gli States non e’ una trovata dei sociologi, ma un fenomeno reale che coinvolge decine di migliaia di giovani di tutta Europa, che scelgono di abbandonare i loro paesi per fare ricerca dove questa e’ piu’ all’avanguardia. Una statistica che fa riflettere e’ l’entita’ della borsa di studio per un dottorato di ricerca, che in Italia si aggira sui 840 euro, negli USA e’ di circa 4000 dollari: nonostante associazioni pubbliche e private e fondazioni come “Telethon” dedichino ulteriori fondi ai progetti di ricerca piu’ interessanti con l’intento di riportare in Italia i frutti del lavoro di ricerca, la differenza di mezzi e di risorse pesa.
Per conoscere esempi concreti di “fuga di cervelli” non serve andare lontano: sono tanti i laureati dell’Universita’ di Parma che scelgono di fare carriera all’estero.
Ad esempio, Simon Sanna Cherchi, cuneese di nascita e parmigiano d’adozione per studi e affetti, da 4 anni si occupa di ricerca sulle malattie genetiche renali alla Columbia University, collaborando con Parma (in particolare col professor Landino Allegri, il Primario di Nefrologia Carlo Buzio e il ricercatore Danio Somenzi) ma anche con Genova, Brescia, Milano, Londra e altri centri in USA. Lo abbiamo incontrato per sapere com’e’ la vita da ricercatore in una delle universita’ piu’ famose del mondo.

Andiamo per ordine. Perche’ dal Piemonte hai scelto di studiare proprio a Parma?

Quando si e’ trattato di scegliere la facolta’ sono stato per un po’ indeciso tra Bologna e Parma, un po’ per il livello delle universita’, un po’ per la qualita’ della vita. Poi, anche spinto dai miei, ho optato per medicina a Parma, che aveva fama di essere una facolta’ “tosta”.

E come sei passato da Parma a New York?

Dopo la laurea, durante la specializzazione, mi sono dedicato molto alla ricerca sulle malattie genetiche renali. Con alcuni collaboratori in altri centri italiani avevamo raccolto dati e campioni biologici di pazienti e famiglie con diverse patologie ereditarie. Alcuni di questi, vivendo in piccole comunita’ montane piuttosto chiuse, hanno interessanti caratteristiche genetiche. A Parma lo stato della ricerca non e’ al livello delle grandi universita’ americane, ma d’altra parte in citta’ come New York e’ difficile fare ricerca in campo di genetica umana per la maggior commistione di etnie e per la maggior disgregazione famigliare che porta frequentemente i componenti di una famiglia a vivere in citta’ distanti tra loro, perdendo cosi’ la possibilita’ di una buona ricostruzione genealogica. Con un po’ di “serendipita’” mi e’ stato offerto di continuare i miei studi “parmigiani” a New York, in equipe con una squadra della Columbia University, grazie anche all’intercessione del professor Landino Allegri e a un recente finanziamento della Telethon.

Quindi alla Columbia University esaminano il DNA di persone di Parma?

Si’. Non solo nella nostra provincia abbiamo dei perfetti case studies per questo tipo di ricerca, ma la raccolta del materiale e’ molto piu’ facile. In America l’elevata domanda di prestazioni mediche, con conseguente minor tempo dedicato al singolo individuo e l’ossessione per la tutela dei dati personali a volte arrivano a mettere i bastoni tra le ruote alla ricerca scientifica.

Com’e’ stato passare dalle aule di via Gramsci alla metropoli?

Prima di arrivare a New York dalla Columbia mi avevano detto che mi avrebbero dato un appartamento su Broadway, e mi immaginavo di uscire di casa e di essere a Times Square. In realta’ era si’ Broadway, ma nella parte nord di Manhattan, ai limiti col Bronx. Piu’ che essere a New York, sembrava di essere a Portorico. Per un anno ho lavorato a testa bassa e non mi sono nemmeno accorto di essere in America. Poi ho cominciato a vivere un po’ di piu’ la citta’. Per fortuna.

Parma o New York?

Impossibile fare paragoni tra New York e qualsiasi altra citta’ del mondo. New York e’ unica e inimitabile. E’ una citta’ in cui ti senti a casa e puoi trovare assolutamente tutto.
 
posted by staff at 1:48 AM | Permalink |


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