Monday, May 14, 2007
Un nuovo proibizionismo
Oltre alle guerre combattute con le armi all’estero, gli Stati Uniti stanno combattendo sul proprio territorio altre guerre meno visibili ma altrettanto sentite. I nemici in questo caso non si chiamano terroristi o talebani, ma hanno nomi astratti e inquietanti come “fumo” e “alcol”. Gli esiti di queste guerre nazionali, un po’ come di quelle combattute all’estero, sono difficili da valutare, malgrado la Casa Bianca e i vari Governatori di tanto in tanto diramino rassicuranti cifre che dimostrano inequivocabilmente il successo delle loro “policies”.
In generale l’impressione e’ che le politiche restrittive sul tabacco (vietata la vendita ai minori, prezzi iper-tassati, tolleranza zero nei locali, pesanti limitazioni nelle pubblicita’) abbiano contribuito ad abbassare la percentuale di fumatori, che comunque rimangono una buona fetta della popolazione: circa il 47 milioni, di cui il 23% degli adulti e il 30% degli adolescenti. Malgrado un pacchetto di sigarette costi la bellezza di 7 dollari a New York (ma il prezzo varia a seconda dello stato, con un record negativo da parte del Sud Carolina che impone una tassa di soli 7 cents), l’eta’ della prima fumata e’ sempre piu’ precoce: si inizia in media a 13 anni.
Se comunque il fumo appare generalmente in calo, l’efficacia delle misure anti-alcol e’ tutta da dimostrare. La lotta all’alcol e’ stata una delle priorita’ degli ultimi governi ed ha portato all’adozione di misure drastiche. Per entrare in un pub bisogna avere 18 anni, per ordinare bevande alcoliche gli anni salgono a 21, e i buttafuori non si fanno problemi a chiedere un documento di identita’ anche a chi di anni ne dimostra 50. Nei posti pubblici come gli stadi agenti in borghese si assicurano che non vengano consumate bevande alcoliche (birra inclusa) da parte di adolescenti. Il divieto di bere per strada, se non occultando la bottiglia o il bicchiere in una borsa di carta, e’ assoluto e a trasgredirlo, ad esempio portando un bicchiere di birra fuori dal pub, si incorre nel penale. Gli appelli alla moderazione sono presenti ovunque, soprattutto nelle reclame degli stessi alcolici. Tutti fattori che hanno innegabilmente diminuito il consumo sulla scena pubblica. E’ anche vero pero’ che e’ cresciuto un consumo clandestino dell’alcol in ambienti privati, un po’ come succedeva ai tempi del proibizionismo: che un americano su due dai 12 anni in su e’ consumore di alcol; che di questi almeno 10-15 milioni (tra cui 4,5 milioni di adolescenti) hanno seri problemi, con circa 100mila morti all’anno causate direttamente dall’alcol piu’ tutte quelle derivate da incidenti stradali provocati dall’abuso di alcol (prima causa di mortalita’ tra i giovani dai 18 ai 24 anni).
In una societa’ come quella americana, dove tutto viene valutato in base al costo, una delle armi piu’ usate dai detrattori del fumo e’ la statistica. Secondo il best seller “The cost of smoking”, ogni fumatore americano spende nella propria vita per il fumo una media di 86mila dollari se donna, 183mila dollari se uomo. Se alle spese personali si aggiungono quelle della sanita’ si raggiungono 106mila dollari (donne) e 220mila dollari (uomini).
Insomma, pare che gli Stati Uniti contro fumo e alcol abbiano scelto la strada della repressione piu’ che quella della prevenzione. E’ ancora presto per analizzare i frutti di queste scelte: la speranza e’ che diano risultati piu’ concreti di quelli ottenuti applicando la medesima politica ad altri ambiti, come ad esempio la lotta al terrorismo.
 
posted by staff at 1:46 AM | Permalink |


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